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Lo scopo di questo Blog "150° Unità d'Italia" è quello di raccogliere tutte le informazioni relative all'evento, e denunciare il tentativo di strumentalizzare la Storia ai fini anti italiani, così come denunciare l'impegno Istituzionale nel far passare questo importante traguardo il più inosservato possibile.

lunedì 24 agosto 2009

La disfida di Barletta

La disfida di Barletta

La mattina del 13 febbraio 1503 tredici cavalieri italiani si scontravano contro altrettanti cavalieri francesi per difendere l'onore, macchiato da accuse di codardia e tradimento mosse da Charles de Tongue, detto Monsieur de La Motte, nei confronti degli italiani. Il 15 gennaio di quell'anno si erano radunati nell'antica Osteria di Veleno, oggi ricordata come Cantina della Disfida, sede del quartier generale spagnolo e del Gran Capitano Consalvo di Cordova, soldati spagnoli e italiani. Al banchetto partecipavano anche dei militari francesi imprigionati precedentemente dagli spagnoli.

La tradizione racconta che durante le conversazioni, La Motte, irritato dagli elogi fatti dai militari spagnoli agli italiani, abbia veemente offeso l'onore di questi ultimi, accusati di viltà, codardia e tradimento. All'offesa non si poté che rispondere con le armi. Si decise che avrebbero combattuto per l'onore della patria in egual numero di uomini, cavalieri francesi e italiani. Furono chiamati a raccolta i più coraggiosi soldati del Regno e, dopo un assiduo scambio di missive tra il capitano della compagine italiana, Ettore Fieramosca, e La Motte, capitano dei francesi, si decise che il 13 febbraio di quello stesso anno, meno di un mese dopo il giorno dell'offesa, si sarebbe combattuto nel territorio compreso tra Andria e Corato. Massimo d'Azeglio narra che, dopo aver giurato fedeltà nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Barletta, i soldati si diressero sul campo e attesero il nemico in ritardo. Ettore Fieramosca e i suoi soldati sconfiggeranno la compagina francese e sarà il capitano italiano a dare il colpo di grazia a quello francese, scendendo da cavallo. Il d'Azeglio afferma che i francesi, sicuri della vittoria, non portarono sul campo di battaglia i pegni pattuiti in caso di sconfitta e per questo furono condotti prigionieri in città.


I partecipanti italiani alla disfida

Ettore Fieramosca da Capua
Ludovico Abenavolo da Teano
Mariano Abignente da Sarno
Guglielmo Albimonte da Palermo
Giovanni Brancaleone
Giovanni Capoccio da Tagliacozzo
Marco Corollario da Napoli
Fanfulla da Lodi
Ettore Giovenale
Miale da Troia
Pietro Riccio
Romanello da Forlì
Francesco Salamone da Sutera

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