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Lo scopo di questo Blog "150° Unità d'Italia" è quello di raccogliere tutte le informazioni relative all'evento, e denunciare il tentativo di strumentalizzare la Storia ai fini anti italiani, così come denunciare l'impegno Istituzionale nel far passare questo importante traguardo il più inosservato possibile.

giovedì 17 febbraio 2011

L'Unità e la festa - Dibattito bislacco

L'Unità e la festa
Dibattito bislacco

Lettera al Direttore del quotidiano “Il Mattino” 12 febbraio 2011

Trovo del tutto inutile la polemica innescata dalla dichiarazione della Marcegaglia che vorrebbe lavorare il giorno del 17 marzo, anche se questa Italietta non merita grandi festeggiamenti.
Il 2011 per effetto del calendario sarà uno degli anni più avari di feste messe nei posti strategici, per poter essere combinate per formare i tanto sospirati ponti. Uno o due giorni festivi infrasettimanali negli anni buoni generavano una raffica di giorni di assenza dal lavoro tali da dare un assaggio di ferie.
Gran parte degli italiani ha smesso di lavorare attorno al 20 dicembre e ha ripreso il 10 gennaio, molte aziende hanno scelto questa chiusura lunga perché i portafogli ordini erano particolarmente magri.
Capirei questa voglia di racimolare ore di lavoro se per il 2011 ci fosse la concreta possibilità di un aumento del Pil del 10%, non è così. Nelle feste natalizie ben 15 giorni infrasettimanali sono stati promossi a festivi, a loro confronto le 8 ore perse del 17 marzo sono ben poca cosa.

Giuseppe Peroni - Carmagnola (TO)


Caro Peroni,
questo della Festa per il 17 marzo è diventato davvero un pasticcio. Il solito gioco del bar sport all’italiana in cui il primo che si sveglia dice la sua. Ogni giorno arriva un nuovo demagogo che ci ammannisce la sua lezioncina civica su ciò che sarebbe meglio: e allora, festa sì, festa no. Solo quest’anno, ma non i prossimi, e così via. Mi chiedo che senso abbia un dibattito così bislacco, di cui il Consiglio dei ministri dell’altro giorno è stato lo specchio fedele.
Primo. Se crediamo all’Unità d’Italia come valore, per quanto suscettibile di dibattito e interpretazioni storiche, celebrarlo sia giusto e sacrosanto. Se poi, per una volta, riuscissimo a fare quel passo in avanti da Paese normale che si riconosce attorno ad un atto fondativo da cui, comunque e nonostante tutto, è partita la nostra storia di Nazione, questo sarebbe un bel successo.
Secondo. Il governo dovrebbe avere una voce sola sulla proposta di istituire la Festa. E finora, a parte le chiare parole del sottosegretario Letta, è mancata la voce del Presidente del Consiglio e una sua parola finale sull’argomento.
Terzo. Il problema non è se fare vacanza o mandare gli studenti in libera uscita quel giorno. Semmai proporrei di non tenere regolare lezione il 17 marzo, sostituendola con conferenze dibattiti assemblee dedicate a discutere apertamente.
Quarto. Dietro il lavorare o meno si nascondono, ipocritamente, ben altri argomenti. Chiare le riserve della Lega che legge nell’anniversario una minaccia alla sue tesi secessioniste. Meno chiaro il no della Marcegaglia che paventa una perdita per le casse delle imprese. Se dovesse diventare questa una questione dirimente, proporrei di limitare alle scuole la giornata libera, con le condizioni indicate prima.
Tutto il resto è da Strapaese, come ha scritto su queste colonne Giuseppe Montesano.
Speriamo che Giorgio Napolitano faccia pesare la sua parola, salvando in tempo un dibattito delirante in un’occasione unica. Prima che passino altri 150 anni.

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