Finalità di questo Blog

Lo scopo di questo Blog "150° Unità d'Italia" è quello di raccogliere tutte le informazioni relative all'evento, e denunciare il tentativo di strumentalizzare la Storia ai fini anti italiani, così come denunciare l'impegno Istituzionale nel far passare questo importante traguardo il più inosservato possibile.

mercoledì 24 novembre 2010

Squilli di tromba dal Sud

Squilli di tromba dal Sud

di Valerio Castronovo
Il Sole 24 Ore, 2 novembre 2010

Il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo ha fatto balenare la minaccia di una separazione dell'isola dal resto del paese, proclamando che l'isola possiede abbastanza petrolio per potersi arrangiare da sola.
E ha così riportato le lancette dell'orologio indietro di quasi settant'anni, al 1943, quando, subito dopo lo sbarco degli Alleati, Andrea Finocchiaro Aprile fondò il Movimento per l'indipendenza della Sicilia, sognando che essa, staccandosi dall'Italia, divenisse addirittura la quarantanovesima stella degli Stati Uniti.

A sua volta, Gianfranco Micciché, sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio, ha creato un nuovo partito, Forza Sud, che dovrebbe far valere a Roma gli interessi del Mezzogiorno, in quanto altrimenti continuerebbero a essere sacrificati a tutto vantaggio del Nord. Che, in fondo, è la stessa tesi che pervade il pamphlet di Pino Aprile, Terroni, divenuto da alcuni mesi un bestseller.
A suo avviso, l'unificazione nazionale ha comportato il sistematico saccheggio delle risorse del Sud, sottomesso dapprima con la forza dai "colonialisti" sabaudi e poi depredato dalla borghesia degli affari del Nord altrettanto subdola, dietro le insegne del liberalismo, quanto rapace sia pur in "guanti gialli". Essa avrebbe perciò azzoppato un'economia che viene spacciata come più fiorente, in origine, di quella del Settentrione e condannato così il Meridione alla miseria e a un'emigrazione di massa.
In questi ultimi giorni, poi, i manifestanti contro la discarica di Terzigno sono arrivati a bruciare il tricolore. Per di più, si moltiplicano al Sud le voci di quanti dichiarano che, in segno di protesta contro le prevaricazioni esterne di cui sarebbero vittime, attueranno una sorta di "resistenza passiva" astenendosi dalle urne alle prossime elezioni politiche.
Inoltre, in vista della ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, si susseguono saggi e scritti con una carica polemica altrettanto pregiudiziale quanto rancorosa, che processano il Risorgimento, in quanto sarebbe stato orchestrato dalla massoneria contro la Chiesa (con l'appoggio dell'Inghilterra protestante), e si sarebbe concluso con un riprovevole atto di banditismo contro il Regno delle due Sicilie e a danno della popolazione del Sud. Di conseguenza, a giudicare da queste rivalutazioni nostalgiche dell'Italia preunitaria, dovremmo rimpiangere la scomparsa della monarchia borbonica, di uno stato dispotico; e credere che la gente del Sud vivesse, sotto
le sue paterne cure, prospera e felice.
Anche a non mettere in conto queste sortite di sapore vetero-legittimista e clericale, stanno comunque affollandosi i segnali di un desolante smarrimento della nostra identità nazionale e del senso si appartenenza a un destino comune, di cui dovremmo preoccuparci. Essi risultano, infatti, tanto più allarmanti in quanto coincidono con una fase di persistente incertezza e instabilità politica, nonché di semiparalisi delle Camere, contrassegnata per di più da serie ipoteche di natura economica.
Non vorremmo perciò assistere a qualcosa di simile, a parti rovesciate, a quanto avvenne tra il 1992 e il 1993, allorché il movimento leghista al Nord giunse a minacciare, con le sue dirompenti istanze di carattere secessionista, l'unità nazionale del paese. È vero che oggi ci troviamo nel mezzo di una crisi politico-istituzionale profonda ma diversa di quella che sospesa tra il definitivo logoramento di un sistema partitocratico al potere (sia pur con alcune varianti) dal secondo dopoguerra e l'eclisse di quasi un'intera classe dirigente, finita sotto le inchieste della magistratura su Mani Pulite.
Tuttavia, mentre sono evidenti le lacerazioni dell'attuale maggioranza ma anche le difficoltà dell'opposizione a porre le basi di una concreta alternativa programmatica e di governo, non c'è forse il rischio che, sulla scia di demagogiche sortite ultra-autonomistiche e di vari fermenti d'indiscriminata insofferenza serpeggianti al Sud, vengano di nuovo messi in discussione i legami storici e i principi fondamentali dell'unità nazionale ?

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