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Lo scopo di questo Blog "150° Unità d'Italia" è quello di raccogliere tutte le informazioni relative all'evento, e denunciare il tentativo di strumentalizzare la Storia ai fini anti italiani, così come denunciare l'impegno Istituzionale nel far passare questo importante traguardo il più inosservato possibile.

venerdì 18 marzo 2011

Celebrazioni 150° - I valori assenti

Celebrazioni 150° - I valori assenti

18 Marzo 2011
di Arturo Diaconale

Ma quale Italia unita abbiamo celebrato nella giornata del 17 marzo? E’ bene non sfuggire a questo interrogativo. Per fare in modo di dare un senso concreto e comprensibile a celebrazioni che altrimenti sono destinate a risuonare inesorabilmente come falsa e vuota retorica. La risposta si ottiene per esclusione.
Non abbiamo celebrato l’Italia di Vittorio Emanuele II. A dispetto del fatto che il 17 marzo 1861 il Parlamento di Torino non proclama l’unità ma l’assunzione al trono dell’Italia unita del monarca sabaudo, le celebrazioni sono state contrassegnate dalla rimozione di un personaggio dal ruolo determinante nelle vicende del Risorgimento.


Tutti hanno dimenticato che il “re galantuomo” guadagnò questo titolo perché nel 1849 ebbe la forza e l’intuito di non seguire l’esempio degli altri regnanti italiani e di non cancellare lo Statuto promulgato dal padre Carlo Alberto sull’onda delle rivolte scoppiate nella penisola per sollecitare l’indipendenza nazionale ed una Costituzione liberale.
Se Vittorio Emanuele avesse piegato la testa di fronte alle richieste del maresciallo Radetzky e si fosse comportato come Pio IX o Ferdinando di Borbone rinunciando a legare il futuro di Casa Savoia al sogno dell’Unità nazionale, il Risorgimento avrebbe assunto una piega completamente diversa.
Forse migliore, di sicuro meno rapida e più densa di sacrifici. Ma se l’Italia oggi festeggia i suoi 150 anni lo deve anche a Vittorio Emanuele II. Che però, probabilmente a causa di una discendenza di cui non porta certo la responsabilità, non ha figurato nelle celebrazioni.
A consolazione del “re galantuomo” va rilevato che non è stato il solo ad essere stato rimosso. Una sorta analoga è toccata anche a Camillo Benso di Cavour, a Giuseppe Garibaldi ed a Giuseppe Mazzini. Nelle celebrazioni ufficiali i tre “Padri della Patria” hanno avuto collocazioni del tutto marginali tese ad evidenziare più gli aspetti pittoreschi o semplicemente oleografici dei tre personaggi che il significato politico e morale delle loro azioni.
Ma l’Italia illiberale avrebbe mai potuto riconoscere che il capolavoro di Cavour non fu soltanto diplomatico ma fu il frutto di una solida e profonda fede nei valori liberali? E l’Italia che vive nel ricordo e nella esaltazione della guerra civile avrebbe mai potuto riconoscere che il più grande merito di Giuseppe Garibaldi fu di aver resistito alla fortissima tentazione, dopo la conquista del regno delle due Sicilie, di scatenare la guerra civile contro la monarchia sabauda in nome di una repubblica che avrebbe avuto il marchio del suo nome? Ed, infine, l’Italia che non accetta il principio di responsabilità, che sfugge agli obblighi che le vengono dalla sua storia e la sua collocazione geografica, che non ha il senso del proprio passato e quindi l’incapacità di fondare su di esso la speranza del futuro, avrebbe mai potuto dare il giusto risalto a Giuseppe Mazzini, cioè all’uomo che più di ogni altro ha ricordato agli italiani che senza la consapevolezza dei propri doveri si è destinati ad essere dominati, sfruttati ed umiliati?
L’assenza sostanziale di queste quattro figure, o la loro assoluta marginalizzazione, non stupisce.
Vittorio Emanuele II, Camillo Benso di Cavour, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini rappresentano valori e principi che la cultura ancora dominante dell’Italia attuale non conosce o, peggio, continua ostinatamente a negare.
Non ci si deve stupire, allora, le celebrazioni sono apparse retoriche e poco sentite.
Non si è trattato di una dimostrazione di scarso patriottismo o di secessionismo latente. Niente affatto. Perché mai come in questo periodo la stragrande maggioranza degli italiani è consapevole ed orgogliosa della propria identità. Si è trattato di un ammonimento a chi ha pensato di celebrare l’unità d’Italia senza i valori di libertà, di umanità e di responsabilità da cui è nata.

Tratto da : L’Opinione.it

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