Museo del Rrisorgimento - Torino
Sabato 24 agosto 2013, ho dedicato la giornata alla Storia,
recandomi a visitare con i miei figli il Museo del Risorgimento a Torino.
Il periodo di ferie concessomi dal mio lavoro, cerco infatti
di sfruttarlo anche per far conoscere la meravigliosa Storia della nostra
Patria ai figli.
Anticipo che a scuola, e sarebbe il caso di scrivere
“Squola” proprio con la Q, certe visite e certi appuntamenti vengono
completamente disattesi o dimenticati, tanto che i miei figli (di 10 e 14 anni
quasi) non hanno ancora nessuna nozione dell’importante periodo storico
risorgimentale. Quindi la visita estiva ad uno di questi musei, monumenti o
esposizione diventano un’occasione istruttiva, ben gradita anche e quindi
organizzata da me, con scrupolo. Il Museo del Risorgimento di Torino infatti è
l’Unico a valenza Nazionale…
Torino si presenta sempre bella… amo posteggiare l’auto nel
parcheggio ubicato dietro la Gran Madre, salutare il monumento a Vittorio
Emanuele Re di Sardegna (tratto al momento di rientrare in città dopo il
trasferimento a Cagliari a causa dell’occupazione francese del Regno di
terraferma) e attraversare il Po dal ponte che immette direttamente sulla
magnifica Piazza Vittorio Veneto. Da quel punto d’osservazione, la visuale, spazia
attraverso la Via Po, fino a Piazza Castello, con un colpo d’occhio mozzafiato.
La passeggiata a piedi fino a Palazzo Carignano attraverso la stessa Via Po e
Via Carlo Alberto ci porta sulla piazza antistante la Biblioteca Nazionale,
alle spalle di Palazzo Carignano (entrata posteriore) sede del Museo.
Le premesse sul nuovo allestimento del Museo, adottata per
il 150° Anniversario della Proclamazione del Regno d’Itala avvenuta nel 2011 e
pubblicizzata sul sito web apposito, mi incuriosivano e mi intimorivano
contemporaneamente… a pensar male, diceva Andreotti, si fa certamente peccato,
ma il più delle volte ci si azzecca. Infatti, fin dall’ingresso, la
predominanza dei richiami a Garibaldi, Mazzini e ai movimenti di carattere
repubblicano è chiaramente evidente. In una delle prime sale poi, dedicata a
incensare la magnificenza della rivoluzione francese, i visitatori potevano
usufruire di un videodocumentario sull’argomento, in cui la faziosità
dell’esposizione era seconda solo alla mole di inesattezze e mancanze storiche.
Chiaramente nessun accenno al pogrom della Vandea, alle rivolte parigine in
favore del legittimo sovrano e alle violenze inaudite impiegate sul popolo
francese per sedare queste “risolte”. Tornando alla penisola nostra, silenzio
assoluto sulle insorgenze antifrancesi, avvenute pressoché uniformemente
sull’intero territorio italiano. Ma pazienza… passiamo oltre!
Appena accennati i riferimenti alle grandi battaglie del
1848-49 e 1859, che fecero il Risorgimento, per lasciare “chiaramente” maggior
spazio all’impresa garibaldina del 1860. Nulla da dire in proposito, Garibaldi
vale un monumento in ogni città non per nulla, ma mi sarei aspettato un maggior
rispetto per il tanto sangue versato dai sardo piemontesi in uniforme regolare,
in favore della Patria!
Inutile poi cercare un encomio anche superficiale al
coraggio di Carlo Alberto in favore della causa italica, di Vittorio Emanuele a
Custozza nel 1848, a Fedinando di Savoia a Novara nel 1849, ancora all’audacia
di Re Vittorio Emanuele durante la campagna del 1859 o alla gloria di Umberto
nel quadrato di Villafranca nel 1866… impossibile! Questa repubblica non è
capace di atti di stile disinteressato, cos’ì le brave marionette che recitano
per lei!
Qualche divisa militare, pochissime armi esposte, alcuni bei
vestiti femminili dell’epoca e alcuni capolavori di pittura “militare”
raffiguranti le gesta più famose, ripetutamente riprodotti su libri e
pubblicazioni inerenti l’argomento da decenni. Stop!
Se non fosse per la possibilità di poter ammirare la sala
originale del Parlamento Subalpino in qui si svolsero i dibattiti per la
promulgazione di Leggi importantissime quali la Legge Rattizzi ad esempio, la
visita non varrebbe neppure il costo del biglietto d’ingresso, per quanto basso
sia.
Anche l’area shop interna appare totalmente disadorna e
davvero poco fornita. Pensiamo alle centinaia di libri sull’argomento
“Risorgimento” pubblicati solo negli ultimi 2 - 4 anni in concomitanza del
centocinquantenario. Nulla di nulla, qualche tazzina, un fazzoletto e poi
fazzoletti commemorativo dell’epoca (copia) e soprattutto bandiere zero,
neppure piccine piccine. Insomma delusione generale che lascia l’amaro in
bocca.
Del resto, occorre fare una critica anche all’aspetto
esteriore della stessa città. Il binomio Chiamparino Sindaco e Bresso
Presidente della Regione, avevano dato a Torino un’immagine di città turistica
con un grado di pulizia e ordine decisamente superiore all’attuale, fiori in
ogni angolo ecc. ecc.. La coppia Fassino - Cota non appare assolutamente
all’altezza della situazione e del compito, e se la cultura politica e sociale
di Cota, non poteva che “produrre” il risultato visibile, ben altra cosa invece
faceva supporre la continuità culturale e politica di Fassino.
Evidentemente, in questo caso, è la persona che fa la
differenza…
Peccato!
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