Un Sud che non piange
Il Sud italiano, che rifiuta di nascondersi dietro l’assurda ideologia neoborbonica
di Salvo Fallica
10 novembre 2010
Gentile direttore,
l'allarme lanciato da Ivan Lo Bello sul ritorno dei neoborbonici è quanto mai attuale (si veda II Sole 24 Ore del 2 novembre). E non attiene solo al dibattito storico e storiografico, ma anche a quello politico e sociale. Riguarda l'identità medesima dell'Italia.
Una rilettura storica alta del Mezzogiorno è stata fornita dagli studiosi dell'Imes, che in buona sostanza hanno sviluppato sul piano storiografico e con ricerche scientifiche serie, la celebre tesi di Giuseppe Giarrizzo: "Un Mezzogiorno senza meridionalismo". Ovvero una rilettura critica del Mezzogiorno senza piagnistei e sterili i recriminazioni. Un Mezzogiorno che in realtà è fatto di tanti diversi Sud.
Quando Lo Bello critica il ritorno dei neoborbonici stigmatizza quella classe dirigente che vuole crearsi un alibi rispetto alle arretratezze che segnano i Sud d'Italia.
Il superamento del fatalismo, delle recriminazioni contro l'unificazione d'Italia, dell'ideologia sicilianista, dei rigurgiti, neoborbonici, degli egoismi territoriali a qualunque latitudine, sono essenziali nella i costruzione di un 'etica della responsabilità delle classi dirigenti.
Stupisce che gli storici non intervengano con vigore intellettuale sul ritorno dei i neoborbonici,
come se avessero perso i fiducia dinanzi ad alcuni reiterati slogan i politico-mediatici.
Lo Bello con quell'intervento ha sopperito anche a una loro lacuna nel dibattito mediatico.
Tratto da : Il Sole 24 Ore
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