Indro Montanelli
La verità sono abituato a rispettarla…
Dal Corriere della Sera 27/9/2000
Caro Montanelli, bisogna ammettere che la dinastia Savoia
non ha fatto né fa niente per meritarsi la stima degli italiani. Tuttavia se
guardo all'estero vedo che la Danimarca ha avuto un Cristiano IV capace di
sfidare Hitler, l'Inghilterra la regina Vittoria che ha costruito un impero, la
Spagna Juan Carlos difensore della libertà contro i golpisti, il Belgio re
Baldovino esempio di virtù e così via.
La mia domanda è pertanto questa: mi potrebbe indicare anche
un solo episodio nel quale si sia distinto un Savoia? lo vedo solo la dignità
con la quale Umberto II accettò l'esito a lui ostile del referendum del '46.
Pierluigi Brignoli, Scanzorosciate (Bg)
Caro Brignoli,
che Umberto Il sia stato un Re di esemplare correttezza, che
pagò di tasca propria e senza un lamento le colpe degli altri, non c'è dubbio.
Ma la sua domanda sui Savoia precedenti mi fa pensare che gi'italiani, della
loro Storia nazionale, non conoscono nemmeno l'abbiccì. Vediamo se riesco a
fornirle almeno quello.
In enorme ritardo rispetto a Francia, Inghilterra, Spagna,
Portogallo, ecc., l'Italia non ha, fino al 180, una storia nazionale. Ne hanno
una, gloriosa, le Repubbliche marinare, specialmente Venezia. Ne ha una il
Ducato di Milano, ne ha una quello di Firenze, ne ha una la Roma dei Papi, ne
ha una lo Stato borbonico delle Due Sicilie. Ma l'Italia, come soggetto
nazionale, comincia a far sentire la sua fievolissima e velleitaria voce solo a
Ottocento inoltrato.
E per merito di chi, se non di un piccolo Stato periferico,
l'unico riuscito nel secoli a restare indipendente: il Piemonte prima dei Duchi
e poi dei Re Savoia? E chi è che prende l'iniziativa di unificare sotto il suo
scettro tutta la Penisola, cioè di farne una Nazione e uno Stato come avevano
fatto prima i Capetingi e poi i Borbone
in Francia, gli Asburgo in Spagna, i Tudor e gli Stuart in Inghilterra, se non
un piccolo Re Savoia che da solo, per due volte, scende in guerra contro lo
strapotente Impero austro-ungarico, che della penisola è il padrone e
l'arbitro; per due volte viene sconfitto sul campo; ci rimette il trono; e va a
morire esule in Portogallo? Si chiamava, come spero che anche lei ricordi,
Carlo Alberto.
Gli storici dicono (e i fatti dimostrano) ch'era più
sognatore che intelligente e che aveva agito per l'ambizione di diventare il
primo Re d'Italia. Vorrei sapere quale altro fondatore di Stato europeo non è
stato mosso dalla medesima ambizione.
Fu invece suo figlio, grazie al genio di un Ministro (scelto
da lui) a fare l'Italia. Come? Nell'unico modo (l'aiuto militare francese e
quello diplomatico inglese) in cui poteva essere fatta una Nazione, il cui
popolo, salvo una sparuta minoranza, non voleva farla e l'accettò di
malavoglia. E lei ora mi viene a chiedere in quale episodio si sia distinto un
Savoia? E chi l'ha fatta l'Italia, se non i Savoia coi loro piccoli e
antiquati, ma seri, Stato ed Esercito, e malgrado la loro ottusa mente di soldatacci zotici e incolti?
lo non sono piemontese né savoiardo, e la tradizione della
mia famiglia è, caso mai, repubblicana. Ma la verità sono abituato a
rispettarla, e non ad accomodarmela secondo i miei gusti e pregiudizi. Nel '46
votai monarchico non perché ero amico di Umberto e di Maria José, che sarebbero
stati un Re e una Regina esemplari. Ma perché capivo ch'essi rappresentavano
l'unico filo che ci legava all'unica nostra tradizione nazionale: il
Risorgmento. La rigiri come vuole, caro signore, ma la verità è questa: che senza
Risorgimento non esiste una Storia nazionale italiana, e senza i Savoia non
esiste Risorgimento.
Ecco perché io dico e ripeto che la Repubblica italiana può
tenere i Savoia - anche se io non sono affatto d'accordo - fuori dal territorio
italiano. Ma chi tenta di estrometterli dalla Storia d'Italia, se non è un
analfabeta è certamente un falsario.